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Un appuntamento diverso

Da "Mente nella mente"

Anita nelle mani del sadico Carlos...

"Beh io vado a prendere qualcosa da bere. Carlos birra?"

Carlos risponde con un semplice grugnito.

"A te invece non servirà niente dolcezza, ci penserà Carlos al tuo drink."

Rimaniamo soli, si allontana da me, sto zitta, chiudo gli occhi e mi rilasso un attimo cercando di riprendere le forze che iniziano a scarseggiare.

Non so quanto tempo sia passato, sarà notte fonda, penso al mio Luca e spero di vederlo entrare dalla porta per venirmi a salvare da questi due maniaci, proprio come un principe azzurro, invece sono qui appesa come un salame. Carlos mi guarda e io guardo lui.

Ci siamo solo noi ora.

Abbasso la testa e il nome di Luca mi esce dalla bocca come un richiamo.

Accorgendomene guardo Carlos che mi osserva con occhi compassionevoli, avrà capito che chiamo il mio ragazzo.

Vorrei fosse qui ma poi penso che la verità è un'altra, sono qui da un'ora forse o di più e un tizio mi ha legata, scopata e torturata, e sta iniziando a piacermi, tanto che l'eccitazione cammina a braccetto con la paura.

Carlos smette di guardarmi e io di dimenarmi. Rilasso i muscoli abbandonandomi alle corde che mi tengono sospesa, poi in un istante torno a essere rigida, quando lo vedo prendere delle candele.

Ne accende due e si avvicina.

"Quiero oír tus gritos!"

(Amo sentirti gridare)

Non so cosa mi abbia detto ma credo che a questo punto non sia importante, so cosa mi aspetta e vado incontro al mio destino senza ribellarmi perché so bene quanto sia inutile in questo momento.

Si mette dietro e inizia a far colare la cera sui glutei, sulle braccia, urlo di dolore. Ricordo quando Luca mi fece colare la cera sulla pancia ma non era cosi forte, forse le candele erano diverse.

"Bruciaaaaaaaaa basta ti prego!"

"Suficiente por ahora."

(Basta per ora)

Passa davanti stavolta, si accovaccia tra le mie gambe e inzia a leccarmi la fica, stavolta non urlo, anzi lo faccio ma per il piacere. Dio! La sua lingua è stupenda. Quest'uomo mi sta facendo impazzire, sembra conoscere i miei punti deboli, sembra volermi dare immenso piacere più che dolore.

Morde la piccole labbra e poi succhia il clitoride. Si ferma, si alza e mi sgancia dal soffitto, libera le caviglie da quella fastidiosa barra in ferro che mi tiene le gambe divaricate e mi adagia a terra.

"Ponte de rodillas!"

(Mettiti in ginocchio)

Non capisco cosa mi abbia detto e rimango ferma a guardarlo. Mi afferra di forza e mi mette in ginocchio. Guardo verso l'alto e ancora una volta incontro i suoi occhi.

"No me mires!"

(Non guardarmi)

Continuo a fissarlo poi uno schiaffo in pieno viso mi fa capire quello che ha detto. Non devo guardarlo.

Abbasso la testa ma vedo perfettamente cosa fa, si slaccia i pantaloni e tira fuori il cazzo, è veloce, non mi lascia il tempo di guardare, mi afferra per i capelli e tirandomi a se me lo ficca in bocca. Usa entrambe le mani per tenere ferma la testa e lo spinge in gola impedendomi di muovermi, mi fa male, la saliva mi cola fuori, mi lamento, le lacrime scendono dai miei occhi infiammati e i conati di vomito iniziano a farsi sentire. Carlos è impietoso, lo ficca dentro violentemente e sento il suo godimento farsi più forte, i grugniti si fanno più fitti e potenti. Mi scopa la bocca ingordo, altre due botte violente nella gola e poi si stacca, io inizio a tossire, sento che sto per vomitare, poi respiro, mi sbilancio e cado a terra con la faccia sul pavimento.

Carlos mi rialza, mi tira su fino a farmi stare in piedi, mi carica di nuovo sulle sue spalle e mi porta sul letto dal materasso sudicio. Le mie braccia sono ancora legate conserte dietro la schiena, mi fanno male ma le sento come anestetizzate.

Mi allarga le gambe e lega nuovamente la barra all'interno delle caviglie bloccandomi in modo da non poterle chiudere.

Va al tavolo delle torture e torna con delle pinze.

"Oddio no... cosa vuoi fare? Ti prego no."

"No he terminado de jugar."

(Non ho finito di giocare)

"Senti Carlos io non ti capisco, non comprendo lo spagnolo, no entiendo."

"Cállate perra!" Dice facendomi cenno di stare in silenzio.

(Zitta cagna)

Raggiunge i capezzoli che fuoriescono tra le corde, li accarezza, li pizzica forte facendomi gridare, poi avvicina la pinza e ne cinge uno con la punta, chiudo gli occhi strizzandoli.

Chiude la pinza stringendolo, serro i denti, lascia il capezzolo, mi rilasso, apro nuovamente gli occhi e lui stringe l'altro capezzolo nella punta della pinza, contraggo la mascella e mi lamento per il dolore, va avanti cosi per non so quante volte, nel mentre la sua mano scorre sul clitoride, penetra la fica con le dita e mi accarezza facendomi godere.

Dolore e piacere insieme, un fortissimo dolore che a quanto pare fa grugnire di piacere Carlos, tanto da fargli muovere la mano sempre più velocemente procurandomi un tremendo orgasmo che mi fa divincolare e contrarre ogni muscolo del corpo.

Mi lascia sul letto andando a posare le pinze, poi torna si piega su di me, mi annusa poi scende giù poggiando la faccia tra le mie gambe, sul pube e con la lingua lecca il clitoride reso sensibile dall'orgasmo, mi fa sussultare, guaisco e mi agito sotto impulsi alle terminazioni nervose della fica.

Smette.

Mi piega le ginocchia, va di nuovo al tavolo e torna con un bastone, una canna di bambù.

Le lacrime mi scendono spontanee. Cos'altro ancora dovrò sopportare? Non ce la faccio più.


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